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News ed EventiPiaceriOscar Wilde: il cibo come strumento d’ironia

Oscar Wilde: il cibo come strumento d’ironia

Numerose le battute e gli aforismi memorabili del grande scrittore e drammaturgo riferiti a cibo e bevande: come un vino raro e squisito, aggiungono un sapore unico ai dialoghi nelle sue opere, strappando sorrisi e risatine e facendoci riflettere, come fanno le massime argute attribuite al suo personaggio più famoso: sé stesso

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La filosofia estetica di Oscar Wilde lo rendeva sensibile e amante dell’arte e della bellezza, compresi i pasti splendidamente presentati, cosa che lo rallegrava. Tematiche legate al cibo permeano vita e opere di Wilde, famoso poeta, scrittore e drammaturgo inglese, vissuto nell’epoca Vittoriana, che con la sua penna prese in giro senza pietà alcuna.

Sono molte le fonti che affermano che era un esperto di cibo e vino, abituato a cenare nei ristoranti più alla moda. Durante il periodo in cui Wilde visse in Francia, visitò caffè e ristoranti frequentati da poeti e artisti, francesi e molti espatriati inglesi; Le conoscenze che Oscar fece in questi locali, tra vino, tè e pasticcini lo introdussero alla vita bohémien di Montmartre.

Scriveva recensioni di libri e opere teatrali che erano come lui – argute, autorevoli e a volte pungenti, dove spesso il cibo era silenzioso co-protagonista. Ecco delle vere ‘chicche’ – battute intrise di humor inglese tratte da alcune delle sue opere più famose – che diventarono più celebri delle opere stesse (nella foto sotto, uno dei suoi quaderni di appunti)..

The_Importance_of_being_Earnest_draft_Oscar_Wilde_1894_British_Library_London_PH_Daderot

Da L'importanza di chiamarsi Ernesto   

I riferimenti al cibo che compaiono in tutte le opere teatrali e romanzi di Oscar Wilde sono giudizi personali e spesso dissacranti sull’epoca Vittoriana, vero target del l’ironia cinica dello scrittore come, per esempio, il dialogo esilarante che prende di mira le tartine al cetriolo (cucumber sandwich, foto sotto) – immancabili e deliziose comprimarie servite con dolci e biscotti al tradizionale tè delle cinque inglese.

Cucumber sandwiches

Per esprimere argutamente il proprio parere sulla frivolezza di questa tradizione tutta british, Wilde fa esordire Jack, uno dei protagonisti di quest’opera, con un “Tartine al cetriolo? Cosa significano queste sfrenate lussurie alla tua giovane età?” rivolto all’amico Algernon: nasce tra i due una conversazione ridicola tutta giocata sulle tartine. Altre assurde battute sulle tartine al cetriolo appariranno nei dialoghi, coinvolgendo anche il maggiordomo in uno scambio spassoso con il suo datore di lavoro.

Sempre ne ”L'importanza di chiamarsi Ernesto” Wilde scrive altri dialoghi irresistibili per i due personaggi principali, cui fa dire le freddure e gli aforismi che gli sono propri e che si racconta dispensasse impietosamente nella sua vita quotidiana e per i quali è diventato ancora più famoso. Ecco un paio di estratti

Jack Come tu possa startene lì seduto, tutto tranquillo, a mangiar biscotti imburrati nell’orrendo pasticcio in cui siamo, non riesco a capirlo. Mi sembri assolutamente cinico e spietato.
Algernon Beh, non posso mangiare biscotti con il burro in modo agitato. Probabilmente mi finirebbe il burro sui polsini. I biscotti vanno mangiati con calma. È l’unico modo di mangiarli.

***
Algernon Mi inviti a cena per questa sera da Wills’?
Jack Direi di sì, se proprio ci tieni.
Algernon Sì, ma guarda che è una cosa seria. Odio la gente che non prende sul serio le cene. È una leggerezza eccessiva.

Da Una donna senza importanza

1867-English tea

In questa commedia originale e colma di ironia, Oscar Wilde mette alla berlina la società inglese, mostrandola in tutta la sua anima frivola e corrotta. Farà dire al libertino Lord Illingworth che

Un uomo che sa primeggiare in un pranzo londinese, saprà tenere sotto di sè il mondo intero. L’avvenire appartiene agli eleganti”.

La frase rivela anche che Wilde era un sostenitore del dandismo, una filosofia di vita e arte che enfatizzava lo stile e l'eleganza. Nella stessa opera, Lady Carol, parlando del fratello che detesta, esprime un giudizio sferzante che non si può che attribuire a Wilde stesso:

Non si può negare ch'egli (il fratello, n.d.r.) sia assai compito in società, e per di più ha il miglior cuoco di Londra. E dopo un ottimo pranzo, si è disposti a perdonare molto a chiunque, anche a un proprio parente”.

Da Il ritratto di Dorian Gray

Un'altra battuta tranchant, in perfetta sintonia con il suo caratteristico spirito tagliente, appare nel racconto più famoso dell’autore:

Cercò di fondare un salone di bellezza, e riuscì solo ad aprire un ristorante”.

Da Vera o i Nichilisti

Anche in questa melodrammatica tragedia, ambientata in Russia, Wilde utilizza il cibo e la tavola per esprimersi in una brillante ironia:

Preparare una buona insalata significa essere un brillante diplomatico: il problema è esattamente lo stesso in entrambi i casi. Sapere esattamente quanto olio bisogna mettere con l'aceto”.

Oscar_Wilde_PLACCA

Sembra che Oscar Wilde apprezzasse il vino tanto quanto il consumo di qualsiasi cibo, bevanda o compagnia. Nel 1882, appena arrivato a New Haven, Connecticut (Stati Uniti), nell’Hotel con ristorante Honiss Oyster House Company, gli fu chiesto dal manager se gradisse tè o caffè per rinfrescarsi dal viaggio. Ordinò delle ostriche, per cui il ristorante era famoso, e disse “Mi porti la lista dei vini”.

Altre citazioni a lui attribuite strizzano l’occhio al mondo del food, vere perle di saggezza mondana da il più malizioso dei dandy

Il mondo era la mia ostrica (modo di dire inglese, traducibile con ‘l’avere il mondo in tasca’) ma ho usato la forchetta sbagliata

Quando si sta per intraprendere una vita completamente nuova, è necessario mangiare regolarmente e in modo sano

Oscar_Wilde_in_Naples_1897

Un uovo? È sempre un'avventura; quello successivo potrebbe essere diverso

Solo le persone noiose sono brillanti all’ora di colazione”.

È una ben magra consolazione sentirsi dire che chi ci ha servito una cena scadente o un vino mediocre, è irreprensibile nella vita privata. Nemmeno le virtù cardinali possono compensare portate mezze fredde”.

Amava il cibo preparato a dovere, ed era molto critico a riguardo, fino a dichiarare una sera al ristorante – forse di fronte a un roastbeef al sangue:

Voglio che il mio cibo sia morto. Non malato, non morente – morto”.

Perché, come diceva lui,

Ho gusti semplicissimi, mi accontento sempre del meglio”.

 

Francesca Tagliabue
aprile 2025

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