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Con ortaggi, noci e aceto di pere, l'insalata di cappone è un secondo delicato per la tavola delle feste

Il cappone è senza dubbio il re sulla tavola delle feste natalizie. Grosso e pregiato, fa parte della famiglia dei cosiddetti volatili da cortile, “popolata” anche da oche, anatre, faraone, galline e tacchini.
Tra le altre qualità, il cappone è anche parecchio versatile: “liscio” o ripieno, si può arrostire o lessare– ottenendo tra l’altro un magnifico brodo. Scoprite come cucinare il cappone nel nostro articolo, ricco di spunti preziosi. Una versione davvero ricca è quella del cappone imbottito alla napoletana. Più leggero il cappone arrosto agli agrumi, mandarini cinesi, arance, pompelmo.
1 Portate a ebollizione abbondante acqua in una casseruola con 1 carota, 2 coste di sedano, 1 cipolla steccata con 1 chiodo di garofano, l'aglio in camicia, un pizzico di semi di finocchio, 5 grani di pepe, il mazzetto aromatico e 1 cucchiaio di sale grosso. Immergete il cappone e cuocete per circa 2 ore. Lasciatelo intiepidire nel brodo.
2 Dividete il cappone a pezzetti regolari sfilacciando quelli vicini agli ossi. Mondate e affettate il sedano, sbucciate i topinambur e affettateli con la mandolina. Tagliate le pere non sbucciate a spicchi sottili, unitele ai topinambur e irrorate con succo di limone. Sgranate la melagrana.
3 Mettete il cappone in una ciotola, aggiungete il sedano, il mix di topinambur e pere, le noci spezzettate e condite con olio, sale, pepe e aceto di pere. Disponetelo su un piatto da portata e completate con i chicchi di melagrana. A piacere, potete emulsionare con l'aceto 1-2 cucchiaini di senape antica.
Gennaio 2026
Ricetta di Giovanna Ruo Berchera, foto di Laura Spinelli
Esperta di cucina storica regionale e giornalista del settore food, insegna anche tecniche culinarie ed è specializzata in tradizioni gastronomiche del Piemonte, dove è nata. A cominciare dalla merenda sinòira, il ghiotto spuntino consumato direttamente nei campi dai contadini e in genere di tutto quanto era considerato “povero ma buono” e al giorno d’oggi diventa prezioso e goloso, perché naturale, patrimonio culturale alimentare che traduce in corsi e ricette golose, anche per chi è a dieta. @ruoberchera
Esperta di cucina storica regionale e giornalista del settore food, insegna anche tecniche culinarie ed è specializzata in tradizioni gastronomiche del Piemonte, dove è nata. A cominciare dalla merenda sinòira, il ghiotto spuntino consumato direttamente nei campi dai contadini e in genere di tutto quanto era considerato “povero ma buono” e al giorno d’oggi diventa prezioso e goloso, perché naturale, patrimonio culturale alimentare che traduce in corsi e ricette golose, anche per chi è a dieta. @ruoberchera