Tra storia e riti collettivi si rinnova il piacere di festeggiare con tanto cibo e molti affetti
Adoro le tavole XXL, quelle con tanti piatti e tanti amici. Se capita che sia io a ospitare, mi piace colmarle di cibo fino - e ben oltre - alle potenzialità dei miei commensali. Cucino senza misura, offrendo la sponda alle immancabili battute, perché, ancora una volta, ho esagerato. È bello anche essere invitata: lasciarsi accogliere e assaporare un nuovo convivio, tra volti noti e gusti diversi. Se c'è un mese in cui queste riunioni goderecce e spensierate sanno sedurmi, è proprio agosto, quando basta un terrazzo, uno spiazzo o un po' di prato per assemblare tavoli e tavolini di diverse misure, mescolare piatti e bicchieri e ritrovarsi assiepati, gomito gomito, su panche e sgabelli improvvisati. A far festa tutti assieme, complice un cielo sereno e tanto buon cibo. Mi piace pensare che in quei giorni di riposo collettivo si rinnova un uso che ha ben duemila anni di storia. Perché il Ferragosto è figlio - o pronipote - delle Feriae Augusti, istituite dall'Imperatore romano Ottaviano Augusto per festeggiare la fine del raccolto e concedere un meritato riposo prima della vendemmia. Erano giorni sacri, in cui non era lecito svolgere alcuna attività pubblica: si organizzavano banchetti, corse di cavalli e celebrazioni. Tra le più attese i Vinalia Rustica, il 19 agosto: la festa dell'uva, quando si beveva il vino vecchio e si inaugurava la nuova vendemmia. E gli Opiconsiva, il 25, dedicati alla dea Opi, protettrice di colture, mietitura e conservazione del grano. Come per tante feste pagane anche il Ferragosto si è intrecciato con la cultura cristiana, che ha fatto coincidere l'Assunzione di Maria con il 15 del mese. Ma se quella di mezza estate è la festa che conosciamo, lo dobbiamo alla politica del Ventennio, che ha promosso gite popolari di massa, inaugurando l'italianissima consuetudine del pranzo al sacco. Un'abitudine che sopravvive tuttora - tra spiagge, aree picnic e tovaglie stese all'ombra - ma che lascia sempre più spazio a pranzi o cene luculliane, sospese tra riti familiari e nuove, creative interpretazioni. C'è chi cucina il pollo con i peperoni alla romana, chi il piccione arrosto toscano e chi in Sicilia non rinuncia al gelo di mellone. E poi c'è chi sceglie un'insalata di farro o uno spezzatino di tofu. Vale tutto. Perché, ispirandoci alla cultura della Roma imperiale, è ora di mettere in cascina energie: fisiche, psicologiche e affettive. E prepararci alla nostra "vendemmia".
Livia Fagetti,
agosto 2025
Direttrice di Sale&Pepe da aprile 2025, ama l’arte, la lettura e i viaggi almeno quanto adora riunire nella sua casa la famiglia e gli amici, offrendo loro cose buone preparate con cura e allestite con gusto. Cuoca creativa e giornalista curiosa, “mette in tavola” da 25 anni anche le pagine del magazine scegliendo insieme alla redazione le ricette migliori, gli itinerari più affascinanti, le storie del cibo più interessanti da raccontare e i tanti contenuti che animano il giornale e il sito. Golosa di novità, il menu che la rispecchia è confortevole, appetitoso e ha – sempre – quel pizzico di sale e pepe in più che fa la differenza. In cucina come in edicola. @liviafagetti
Direttrice di Sale&Pepe da aprile 2025, ama l’arte, la lettura e i viaggi almeno quanto adora riunire nella sua casa la famiglia e gli amici, offrendo loro cose buone preparate con cura e allestite con gusto. Cuoca creativa e giornalista curiosa, “mette in tavola” da 25 anni anche le pagine del magazine scegliendo insieme alla redazione le ricette migliori, gli itinerari più affascinanti, le storie del cibo più interessanti da raccontare e i tanti contenuti che animano il giornale e il sito. Golosa di novità, il menu che la rispecchia è confortevole, appetitoso e ha – sempre – quel pizzico di sale e pepe in più che fa la differenza. In cucina come in edicola. @liviafagetti