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News ed EventiNewsIl più grande supermercato inglese donerà il cibo avanzato

Il più grande supermercato inglese donerà il cibo avanzato

Dopo la Francia, anche la Gran Bretagna inizia a regalare il cibo invenduto invece che buttarlo. Mentre in Italia, dove una legge non c'è, le varie catene optano per iniziative diverse

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Alimenti prossimi alla scadenza, confezioni aperte, freschi invenduti che per legge i negozi non possono riproporre il giorno dopo, dal pane appena sfornato ai cibi cotti, fino alla frutta e verdura "brutta ma buona": le grandi catene della distribuzione alimentare devono seguire, Paese per Paese, regole precise sulla qualità e sul packaging dei loro prodotti, oltre che rispettare le date di scadenza imposte per legge. Il risultato è, purtroppo, un enorme spreco alimentare, cui la Francia il mese scorso ha risposto votando una legge che obbliga i supermercati a donare il cibo avanzato e che ha fatto molto clamore in tutto il mondo.

Adesso è la volta della Gran Bretagna: invece che una legge nazionale, a pronunciarsi è il gigante dei supermercati Tesco, il gruppo più grande del Paese, che ha deciso volontariamente di muoversi in un modo simile ai colleghi francesi. Solo l'anno scorso, dichiara il supermercato britannico, delle 55.400 tonnellate di cibo buttate via dai suoi negozi su suolo inglese, ben 30mila erano perfettamente commestibili, ma non corrispondevano agli standard del supermercato e delle leggi nazionali. Più della metà dunque degli alimenti gettati nella spazzatura potevano essere riutilizzati: per sfamare i bisognosi, per venire ridistribuiti in altri circuiti, o ancora, come avviene sempre in Francia, per nutrire animali o concimare i terreni. Non riciclare tali prodotti è un danno non solo economico ma anche ambientale, poiché la corretta gestione dell'invenduto alimentare tocca settori come il welfare e la tutela dell'ambiente.

Per questo Tesco ha deciso – a partire da 10 grandi esercizi commerciali che faranno da progetto pilota – di donare tutto l'invenduto in scadenza, che sarebbe stato cestinato, alle organizzazioni di beneficenza locali. Una strategia che già seguono molte altre realtà di piccole dimensioni in tutti i Paesi del mondo, Italia inclusa.

Nella nostra nazione infatti non esiste come in Francia una legge che punisca lo spreco alimentare con ammende, ma negli anni i distributori si sono organizzati per poter ridistribuire il cibo destinato alla spazzatura: onlus come Banco Alimentare (clicca qui) o think tank come Last Minute Market dell'Università di Bologna (clicca qui) lavorano da molti anni per evitare che anche in Italia si buttino ogni anno tonnellate di cibo. Banco Alimentare per esempio, solo nel 2014 ha recuperato 4mila tonnellate di cibo ancora commestibile e le ricerche dicono che in Italia lo spreco negli anni è notevolmente diminuito. La legislazione italiana a cui si fa sempre riferimento è la cosiddetta "legge del buon samaritano" del 2003 che finalmente permise alle onlus di raccogliere il cibo non consumato e ridistribuirlo, dietro severe regole igieniche, ai bisognosi.

Anche i supermercati italiani si sono comunque organizzati e ogni grande e piccolo marchio ha accordi privati con le onlus della zona. A tal proposito, Altroconsumo ha preparato un'inchiesta (clicca qui) sul panorama dello spreco in Italia e ha scoperto come alcuni esercizi stiano lavorando per migliorare l'efficienza logistica, altri profilino i clienti per evitare di produrre cibo in eccesso, altri ancora lavorino su sconti per invogliare i clienti all'acquisto delle merci in scadenza. Altroconsumo appoggia ora una petizione su Change.org (clicca qui) indirizzata al Consiglio dei Ministri affinché in Italia venga approvata una legge, simile a quella francese, che imponga alla grande distribuzione di donare il cibo invenduto agli enti benefici.

Eva Perasso
19 giugno 2015

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