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News ed EventiNewsI consumatori? Non credono alle etichette bio

I consumatori? Non credono alle etichette bio

Uno studio americano ha scoperto che i consumatori non si fidano di quel che leggono in etichetta e in particolare il maggior scetticismo è collegato alla dicitura “biologico”

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La scritta “biologico” in etichetta? Posizionata sapientemente per poter caricare di un sovrapprezzo l'alimento contenuto nella confezione. La pensa così la metà dei consumatori americani, ma questa percezione è dura a morire anche da questa parte degli oceani. Lo sostiene uno studio (clicca qui) di una compagnia di ricerca privata, Mintel, che lo scorso mese di marzo ha analizzato la percezione dei consumatori (usando un campione statunitense di circa 2mila persone) per indirizzare meglio le aziende nella scelta dell'etichettatura vincente dei loro prodotti.

Alla base di questa credenza vi è ancora molta confusione sulla terminologia usata e spesso abusata in campo alimentare, da chi vende e da chi produce. A partire dalla definizione: biologico, in inglese organic, si riferisce a un prodotto proveniente da coltivazioni non trattate chimicamente né manipolate geneticamente (in questo ultimo caso si parla di Ogm, organismi geneticamente modificati). Spesso però, e la letteratura così come la cronaca lo evidenziano, molti prodotti sono stati ritirati dal mercato per via di una dicitura scorretta presente proprio nelle sue informazioni obbligatorie in etichetta. È il caso di quei prodotti coltivati con l'uso di pesticidi e passati per totalmente biologici, che non rispecchiavano dunque le leggi nazionali americane (ma anche in Europa esiste una legislazione precisa sul tema), che sono molto precise e dure siu questo tipo di colture.

Non solo il 50 per cento degli intervistati dichiarava di non fidarsi di quel che viene scritto in etichetta quando si tratta delle parole "biologico", "naturale" e "artigianale" (per queste ultime due peraltro non esiste una definizione di legge e dunque la confusione del consumatore è maggiore), ma un terzo del campione è tenacemente convinto che la scritta "bio" sia solo una azione di marketing e pubblicità. E proprio questo punto, l'idea che l'etichetta non corrisponda a verità, secondo lo studio è la motivazione principe dello scarso volume di acquisti biologici negli Usa.

Eppure la legislazione americana voluta dalla USDA, il ministero dell'agricoltura degli Stati Uniti, è severa e collegata a un ufficio apposito che valuta prodotto per prodotto l'ottemperanza alle leggi. Anche in Europa, dove l'Unione Europea ha previsto due regolamenti comunitari nel 2007 e 2008 recepiti e divenuti leggi nazionali nei singoli stati per definire le produzioni biologiche, è obbligatorio un bollino sugli alimenti che provengono da coltivazioni e produzioni bio.

Eva Perasso
18 maggio 2015

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