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Luoghi e PersonaggiLuoghiLe due anime di Lione, tra nouvelle cuisine e bouchon

Le due anime di Lione, tra nouvelle cuisine e bouchon

Città antica ma anche modernissima, culla della cucina rustica e di quella più raffinata, vive di una splendida doppiezza, persino i fiumi che la bagnano sono due

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Tra arte e storia, palazzi rinascimentali e architetture postmoderne, vicoli acciottolati e lunghi boulevard, una vacanza a Lione è una sorpresa continua. Intrigante e maliarda come tutte le città attraversate da un fiume (“lei” ne ha addirittura due, il Rodano e la Saona), si lascia scoprire senza problemi: basta partire dalla Vieux Lyon, il quartiere rinascimentale (dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco), fatto di vicoli, piazzette, bistrot, bar à vin e mille passaggi segreti (i traboules) che attraversano i cortili come in un gioco e portano in un istante da una parte all’altra di un isolato. Il monumento più celebre è la cattedrale di Saint Jean, una chiesona gotica con vetrate coloratissime, portali decorati, un rosone gigantesco e un curioso orologio astronomico che suona solo alle 12, alle 14, alle 15 e alle 16 e aziona un carillon popolato di angioletti, santi e soldatini.

54180Da vedere anche le dimore aristocratiche della rue St-Jean (un museo all’aperto che nel ‘500 era abitato da banchieri, mercanti e nobili), la Cour des Loges (trasformata in un raffinato hotel de charme) o la Maison du Crible, conosciuta come la Tour Rose per la sua torre circolare intonacata di rosa. Poco distante, in place du Petit Collège, ecco l’Hotel de Gadagne, che oggi ospita il Museo di Storia della città: nel ‘500 era l’abitazione sontuosa di banchieri fiorentini che non si facevano mancare nulla, neppure degli eleganti giardini pensili, ancora visibili, da cui si gode di una vista impareggiabile sulla centro storico.

Per una panorama a 360° su tutta la città, sui parchi, sui fiumi, sulla Presq’île (la penisola formata da Rodano e Saona) e sul gigantesco grattacielo che domina Lione, basta salire sulla collina di Fourvière, dove si trovano la basilica di Notre Dame (col suo curioso mix di stili, dal bizantineggiante al neogotico) e la Tour Métallique, mini-clone della più celebre Tour Eiffel parigina. Dalla basilica si intravvedono anche le rovine del Parc Archéologique, che racconta la storia dell’antica Lugdunum romana e, con un salto temporale impressionante, si ammira la Lione del terzo millennio, che vive e pulsa nella Cité Internationale, uscita dalla matita geniale di Renzo Piano: è realizzata sulla Rive Gauche del Rodano con un mega Centro Congressi, il Musée d’Art Contemporain, i nuovi complessi residenziali e la Salle 3000, un anfiteatro che sembra ispirato alle architetture dell’antica Roma.

La patria europea della seta

54186Per descrivere l’anima di Lione, non si può non parlare di seta: proprio nella città vecchia, infatti, avevano i loro atelier i canuts, i tessitori, che realizzarono, a partire dal ‘500, le più belle sete d’Europa. Nell’800 i laboratori furono traslocati verso il quartiere della Croix Rousse, dove oggi la Maison des Canuts, in rue d’Ivry, è l’ecomuseo vivente della tessitura lionese, con tanto di vecchi telai Jacquard ancora in funzione. Da non perdere anche il Musée des Tissus: nel settecentesco Hotel Villeroy, con arazzi, tappeti e stoffe da tutto il mondo.

Dai grandi chef alle imperdibili osterie

Per capire l’inclinazione lionese per la buona tavola, basti dire che qui ha avuto battesimo la nouvelle cuisine e che qui regna monsieur Paul Bocuse (tra i più grandi chef nel mondo). La cucina lionese più verace è, però, quella legata alla charcuterie: la rosette (salame stagionato), il saucisson à cuire (salame cotto con pistacchi o tartufato), il jésus (insaccato di carne secca), il sabodet (testa di maiale tritata e cotenna). Il tutto servito nei bouchon, le trattorie ruspanti che offrono piatti “poveri” e gustosi. Ma il cuore goloso di Lione batte anche a Les Halles Bocuse (gli ipermoderni mercati generali), con una sfilata di negozi pieni di meraviglie: dai salumi ai pollami, dai pesci ai formaggi, dal pane al cioccolato fino agli irresistibili dolci.

a cura di Cristiana Cassé, testi di Enrico Saravalle, realizzazione e foto dei piatti di Ilva Beretta

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